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Il tumore del fegato

Il tumore è rappresentato da cellule normali che si trasformano in cellule "atipiche - alterate" che successivamente si riproducono e crescono formando una massa in continuo accrescimento.

Per i tumori del fegato, ci sono forme benigne (che non si diffondono agli altri organi) e maligne che hanno la potenzialità di diffondersi anche agli altri organi. Le neoplasie del fegato possono nascere direttamente dall'organo ed in questo caso vengono definite "primitive" oppure arrivare al fegato come metastasi di lesioni che interessano altri organi ed essere quindi definite "secondarie".

Tra i tumori benigni il più frequente è l'emangioma, più rari l'adenoma e l'iperplasia nodulare focale (INF). Tra le forme maligne il tumore più frequente è l'epatocarcinoma (HCC), meno frequenti invece il colangiocarcinoma e l'angiosarcoma (in tabella sono elencati tutti i tumori epatici). Causa di metastasi possono essere i tumori del colon, della mammella, i tumori neuroendocrini, del rene o del polmone.

TUMORI BENIGNI TUMORI MALIGNI

Emangioma

Carcinoma epatocellulare (Epatocarcinoma)

Adenoma

Carcinoma fibrolamellare

Cistoadenoma

Epatoblastoma

Papillomatosi

Colangiocarcinoma

Amartoma

Cistoadenocarcinoma

Fibroma

Angiosarcoma

Lipoma

Emangioendotelioma

Iperplasia nodulare focale

Sarcoma

I tumori maligni primitivi

I tumori maligni epatici possono originare dalle varie strutture che compongono il fegato come gli epatociti (cellule del fegato) oppure i colangiociti (cellule della via biliare).

La forma più comune è il carcinoma epatocellulare che nel caso specifico origina dagli epatociti. Più rare le forme di tumore che originano dalle vie biliari come il colangiocarcinoma che spesso si associa e si presenta in pazienti con un’infiammazione cronica delle vie biliari.

L’Italia rappresenta un paese a medio rischio per lo sviluppo del tumore del fegato in relazione alla diffusione dei principali fattori di rischio come le infezioni da virus dell’epatite o l’abuso di alcol. L’età media di presentazione del tumore è compresa tra 60 e gli 80 anni, con una maggior prevalenza dei maschi rispetto alle donne.

L'epatocarcinoma - HCC

La sua evoluzione parte da un iniziale danno cronico del fegato, che può arrivare fino alla cirrosi e a questo punto si possono formare dei noduli, inizialmente iperplastici (caratterizzati da una proliferazione e aumento delle cellule senza che queste cambino aspetto), progredendo alla formazione di noduli displastici (dove le cellule cambiano, diventano diverse, ma non ancora maligne) fino alla progressione a tumore, l’epatocarcinoma (caratterizzato da cellule maligne) che può avere diversi gradi di differenziazione (da ben differenziato G1 fino alle forme indifferenziate che generalmente sono quelle più aggressive).

I tumori maligni secondari

Le metastasi epatiche sono tumori che originano da organi al di fuori del fegato e che si diffondo in questa sede. Le cellule tumorali dell'organo di origine migrano tramite il sangue raggiungendo il fegato per poi determinare l'impianto della cellula neoplastica che si riproduce fino alla formazione di noduli. Al fegato generalmente giungono metastasi da tumori del polmone, della mammella, del colon, del pancreas e dello stomaco.

In modo abbastanza intuitivo nella figura qui rappresentata è possibile vedere come, ad esempio un tumore del colon, possa dare metastasi al fegato poiché il sangue che fluisce dall'intestino passa attraverso il fegato tramite il sistema venoso portale, ed è proprio in questo modo che può esserci la migrazione delle cellule tumorali.

Sintomatologia
Un po' come tutti i tumori del fegato, anche le metastasi possono essere del tutto asintomatiche. Spesso la presenza di metastasi viene rilevata in corso degli accertamenti che il paziente con tumore effettua per valutare l'estensione della malattia al momento della diagnosi o nel periodo di controllo che segue durante e/o dopo le terapie.

Eventuali disturbi che possono presentarsi, soprattutto nel caso di masse di grandi dimensioni, sono il senso di peso, il dolore al fianco, l'epatomegalia (il fegato ingrossato) magari anche con una massa palpabile. Possono essere inoltre presenti altri disturbi del tutto aspecifici come la stanchezza, la perdita di peso e di appetito e la febbricola.

Diagnosi
La diagnosi è effettuata nella maggior parte dei casi con un'ecografia dell'addome ed una TAC. Nei casi dubbi, si può procedere con la biopsia della massa del fegato, che può essere particolarmente utile soprattutto per quei pazienti in cui vengono riscontrati dei noduli epatici e non si riesce ad identificare la sede di origine del tumore primitivo.

Dal punto di vista degli esami di laboratorio esistono, per alcuni tumori, dei marcatori del sangue che si possono alterare come ad esempio il CEA (antigene carcino embrionario) per i tumori del colon-retto o il CA15-3 per i tumori della mammella.

Terapia

Chirurgia
La terapia varia a seconda di una serie di variabili come ad esempio il numero di lesioni del fegato e la loro localizzazione, il tipo di tumore primitivo e lo stato generale del paziente. La terapia curativa per eccellenza è la chirurgia che rappresenta la procedura di prima scelta, ma non sempre è possibile. Il trattamento chirurgico si rivela particolarmente utile soprattutto per i tumori del colon-retto e per i tumori neuroendocrini.
In casi rari è stato effettuato il trapianto di fegato limitatamente a metastasi da tumore neuroendoscrino, non proponibile nelle altre forme tumorali.

Chemioterapia
I tipi di chemioterapia utilizzabili in questi casi sono molteplici, ma fondamentalmente la scelta del farmaco da utilizzare e lo schema di terapia dipende dalle caratteristiche del tumore di origine. Sono in corso molti studi per valutare il ruolo e l'efficacia anche della chemioterapia locoregionale (con infusione diretta del farmaco nell'arteria epatica, che porta il sangue arterioso al fegato, tramite un catetere che penetra da un vaso dell'inguine) e della sua possibile associazione con quella sistemica.

Altre tecniche
Anche la radiofrequenza e l'alcolizzazione percutanea (terapie loco-regionali, vedi spiegazione su paragrafo HCC - terapie) hanno un possibile ruolo in questi noduli, ma tuttavia ancora marginale.

La radioterapia in qualche caso sporadico ha determinato un miglioramento della sintomatologia dolorosa, ma non viene utilizzata con grande frequenza e non comporta sostanziali benefici.

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