La steatosi epatica
La steatosi epatica non alcolica (NAFLD – Non Alcoholic Fatty Liver Disease) consiste in un accumulo di grasso nelle cellule del fegato. Normalmente il grasso rappresenta meno del 5% del peso del fegato; quando questa percentuale è più alta si parla di steatosi.
Per avere un'idea diretta di quella che viene definita steatosi, ecco riportata un'immagine di un fegato normale (a) paragonato ad un fegato con NAFLD (b) dove il fegato appare più lucente e biancastro, indice di un elevato contenuto di grasso.
NAFLD è diventata ormai uno dei più comuni problemi del fegato dei paesi maggiormente sviluppati. Chiaramente come la definizione stessa afferma, interessa quei soggetti che sono astemi oppure assumono modeste quantità di bevande alcoliche (meno di 20 gr/die per le donne e 30 gr/die per gli uomini, che equivalgono circa a: 1 boccale di birra, 1 bicchiere e ½ di vino, 1 bicchierino di superalcolici).
Inoltre devono essere esclusi altri fattori di danno epatico quali le infezioni virali, le patologie autoimmuni, etc.
Le manifestazioni cliniche
La maggior parte dei pazienti con NAFLD è asintomatica, cioè non presenta nessun tipo di disturbo.
Spesso la diagnosi è effettuata dopo il riscontro di un'alterazione degli esami del sangue spesso effettuati per altri motivi. Alcuni pazienti riferiscono un senso di malessere, stanchezza o una vaga sensazione di dolenzia a livello del quadrante addominale destro (vedi la sede del dolore nell'immagine).
Anche se molti pazienti negano dolore o altri sintomi riferibili al fegato, nel 75% dei casi è presente un'epatomegalia (fegato ingrossato). Più rare all'esordio invece, la splenomegalia (milza ingrossata) o l'ipertensione portale, che sono in genere presenti come complicanze di una malattia epatica già avanzata.
La patogenesi
Per patogenesi si intende il modo con il quale lo stato normale-fisiologico del fegato passa alla malattia.
All'origine dello sviluppo della steatosi e soprattutto della steatoepatite, c'è l'insulino resistenza e un'alterazione correlata allo stress ossidativo che risultano alla base del danno delle cellule epatiche. Tali condizioni sottendono spesso una sindrome metabolica.
Per insulino resistenza si intende una condizione in cui quantità fisiologiche (normalmente presenti) di insulina producono una risposta biologica ridotta, cui consegue un aumento dei valori di insulina.
Per stress ossidativo si intende una condizione in cui vi è un'alterazione dell'equilibrio dei sistemi di difesa antiossidanti, così da determinare la formazione di specie chimiche dannose come i radicali liberi.
I criteri della sindrome metabolica quali l'insulino resistenza, l'iperglicemia (glucosio alto nel sangue, il valore usato nel monitoraggio del diabete), l'obesità, l'iperlipidemia (elevati valori di colesterolo e trigliceridi) e l'ipertensione arteriosa sono considerati fattori predisponenti allo sviluppo della steatosi oltre al consumo di alcol e all'infezione da HCV (in particolare il genotipo 3).
La sindrome metabolica viene definita tale quando vi è la presenza di almeno due delle tessere che compongono il puzzle (es. Glicemia > 100 con obesita con diametro addominale > 88 cm in una donna o colesterolo HDL basso < 40 in un maschio con trigliceridi > 150).
Nell'ambito della storia naturale è corretto affermare che il fegato grasso tende a presentare un decorso sostanzialmente benigno. Il danno tuttavia può progredire in steatoepatite (quadro ancora reversibile), fino alla fibrosi epatica, con evoluzione in cirrosi (irreversibile) e l'epatocarcinoma (tasso incidenza: da 0.4 -1.7 per 1,000 per anno).
Vuoi saperne di più? Visita il sito sulla steatosi epatica