Epatite C, 45 milioni per salvare 1.200 toscani
Un nuovo farmaco rivoluziona le cure della malattia, ma costa 45mila euro per ogni paziente. Il primo stanziamento servirà per i malati in pericolo di vita, ma i contagiati sono molti di più.
L'assessore alla salute toscano Luigi Marroni Quarantacinque milioni di euro per salvare circa 1.200 malati. La tempesta Sovaldi si sta abbattendo sulla Toscana. Il farmaco rivoluziona la cura dell'epatite C, perché con un ciclo di terapia di 12 settimane è in grado di sconfiggere la malattia nella stragrande maggioranza dei casi. Una grandissima conquista. Ma per salvare la vita dei pazienti ci vogliono tanti soldi, e non è nemmeno chiaro, ancora, quanti di preciso. Si sa solo che l'approvazione del sofosbuvir (questo il nome della molecola prodotta da Gilead) darà un altro colpo ai bilanci sanitari già messi in difficoltà da tagli e riduzioni.
In Regione si calcola una spesa compresa tra i 40 milioni e i 50 milioni di euro per comprare il medicinale l'anno prossimo. Il prezzo di partenza di una terapia completa è di 45 mila euro ma Aifa, l'agenzia del farmaco, ha trattato una serie di sconti che non sono stati resi pubblici. Si sa solo che crescono in base ai volumi di prodotto acquistati. Alla fine la spesa media sarebbe tra i 35 e i 40 mila euro a confezione. Ecco così che il numero dei malati curati in Toscana potrebbe aggirarsi intorno ai 1.200 nel 2015. È stata sempre Aifa, sentite le associazioni degli epatologi, a determinare le categorie di pazienti che avranno per prime accesso al farmaco. Si tratta di quelli in condizioni più gravi ad esempio con cirrosi epatica, con epatite cronica che ha colpito altri organi oppure in lista per il trapianto. Non è chiaro quante persone siano in questa condizione in Toscana, come nel resto d'Italia. Sull'epidemiologia dell'epatite C ci sono solo stime. Certamente ci vorranno almeno due anni per dare la terapia alle persone in condizioni più gravi. Gli altri arriveranno dopo, sempre in base ai fondi messi a disposizione. Chi volesse comprarsi il farmaco, inserito da Aifa in fascia A, senza aspettare il suo turno nel sistema sanitario nazionale lo dovrà pagare moltissimo: 75mila euro.
L'arrivo del sofosbuvir era atteso, soprattutto dai malati e dai medici. Si tratta di una grande conquista, una delle più importanti fatte da anni a questa parte nel campo della ricerca farmaceutica. Ma anche in assessorato erano in attesa, ben sapendo quanto avrebbe pesato sul bilancio. Il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin nei giorni scorsi ha annunciato di aver inserito un emendamento nella legge di Stabilità per stanziare circa 750 milioni per due anni proprio al fine di acquistare il farmaco. La Toscana potrebbe così ricevere proprio 45 milioni di euro. Il problema è che parte di questi soldi potrebbero provenire dallo stesso fondo sanitario nazionale, e quindi essere tolti da una parte per essere riconsegnati dall'altra. Insomma, la Regione dovrà faticare per recuperare anche parte di queste risorse.
Il tutto avviene dopo che è stato inserito in Finanziaria regionale il taglio alla sanità, necessario dopo la riduzione dei fondi del Governo alle Regioni. Vale 310 milioni di euro e costringe l'assessorato e le aziende ad una nuova stagione di tagli per riuscire a far quadrare i conti. Come è noto si sta scrivendo una riforma che prevede una riduzione delle Asl, ormai certamente 6 più il Meyer e non 3 come si augurava il governatore Enrico Rossi. Questa misura non servirà a risparmiare, di certo non l'anno prossimo o quello dopo. C'è anche il tema dei pensionamenti anticipati. Anche qui però i risparmi non arriveranno subito e non saranno tra l'altro quelli previsti. L'idea è infatti quella di non procedere a tagli
indiscriminati ma di valutare prima le riorganizzazioni da fare nelle varie aziende, eliminando reparti doppioni o procedendo ad accorpamenti dove necessari. Solo nel caso in cui i medici che lavorano in servizi coinvolti in questo tipo di operazioni saranno mandati in pensione anticipatamente, in base ai criteri precedenti alla legge Fornero. Per questo non tutti i prepensionabili usciranno. A gennaio si inizieranno ad analizzare i progetti presentati dalle varie aziende sanitarie.
Fonte: repubblica.firenze